Ruggero Zangrandi è sicuramente uno degli autori di riferimento per chi voglia approfondire il tema dell’8 settembre 1943.
Lo scrittore romano, inizialmente fascista e amico r compagno di classe di Romano Musoslini si converti all’antifascismo e per tutto il dopoguerra fu giornalista militante che dedicò tantissimo tempo all’approofndimento dei fatti storici legati all’armistizio proponendo alcune ardite tesi che ebbero vastissima eco nel dopoguerra.
Tra queste sicuramente la più famosa riguarda l’accusa di accordo segreto tra i massimi vertici militari e politici italiani e Kesserling per ottenere via libera da Roma la mattina del 9 settembre in cambio della mancata difesa militare della Capitale.
Ipotesi sostenuta nella sua vasta bibliografia che ebbe un successo di vendite straordinario e che lo vide tra i costanti accusatori dei “badogliani”. Fu anche schierato a difesa (parziale) dell’indifendibile generale Carboni con numerosi interventi che tendevano ad alleviare le responsabilità del comandante del C.A.M.
La questione di fondo, nota a pochi, è che Zangrandi a partire dal 1941 fu spia sovietica attiva nella rete dell’NKVD operante a Roma e sgominata nella primavera del 1942 dal S.I.M. guidato da Cesare Amé. E lo stesso Cesare Amé che lo racconta nel suo diario pubblicato negli anni ’80. Cesare Amé è fonte attendibilissima come fonte attendibile è il suo diario pubblicato in tempi recenti proprio per volere dello stesso Amé.
Tutto ciò rende il lavoro di Zangrandi in parte invalido, seppure di grandissimo interesse, proprio laddove si lancia in ipotesi e sospetti che non hanno mai trovato serie conferme pur divenendo nella storiografia post guerra come più che plausibili.